coglie momenti di vita, scene di un istante. Una bimba assorta in se stessa, nei suoi pensieri. Il bianco della veste con le perline nei capelli a trecce risaltano la pelle creola. Uno sfondo acceso rimanda a tonalità caraibiche. Un ritratto sentito, forse vissuto: un momento. Il tempo si è fermato, come nella mamma il cui sgiardo è fisso verso una realtà che sta osservando o un problema cui sta riflettendo. Nel contempo un bimbo dallo sguardo furbo esce dalle vesti. Un agnello umanizzato, con tonalità pastello, sembra interloquire con noi. Verena Lucchesini ci fa vedere tracce, ritratti di vita quotidianain uno stile urban, caratteristico delle grandi realtà metropolitane-
Alain Chivilò - critico d'arte
di un mondo fiabesco e surreale si diramano nel profondo dell'anima parlando della pittura di Verena Lucchesini. Elfi, musicisti, fate dei boschi, raffigurazioni idilliache di Cappuccetto Rosso e il lupo famelico interpretano un nuovo linguaggio sensoriale assimilando la poesia al mito di antiche leggende. Dee della luce, lontani paradisi astrali, trasfigurano l'anima liberatrice di eleganti figure femminili, presenze angeliche modellate da morbide gradazioni tonali. Ombre di alberi, lupi, paesaggi arcani e misteriosi descrivono visioni paradisiache di un mondo incantato senza tempo, dove gli animali assumono una magica interiorità psicologica. Delicati veli di colore, inclini a una soffusa malinconia, raccontano di donne inquiete, ninfe di un mondo raffinato da cui emerge un'eterea purezza. Il paesaggio, ovattato e rarefatto